Giornata di screening sull'osteoporosi image
L'osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro, caratterizzata da una ridotta massa ossea e dal deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità e predisposizione alle fratture, soprattutto dell'anca, della colonna vertebrale e del polso.
Ciclo Vitale dell'Osso
L'osso è un tessuto vivo e complesso che si modifica continuamente e continuamente si ripara. Tale processo è denominato "rimodellamento osseo" .
Questa continua attività di trasformazione e rimodellamento ha lo scopo di rendere le ossa più idonee alle esigenze funzionali delle varie età.Vi sono infatti processi di edificazione di nuove cellule ossee nelle zone dell'osso che vanno irrobustite e processi di demolizione nelle zone che possono essere alleggerite.I processi di calcificazione e di riassorbimento si svolgono parallelamente sullo stesso osso ma in zone diverse, determinando le seguenti trasformazioni:
  1.  Fase fetale: le ossa hanno una struttura intermedia fra quella a fibre intrecciate (del periodo embrionale) e quella lamellare.
  2.  Fase finale dell'attività infantile: i processi di erosione e costruzione lamellare vengono attivati e già si distinguono i sistemi interni di calcificazione mentre sempre più si ingrandisce l'interno canale midollare.
  3.  Fase adulta: l'attività costruttiva periferica rende più spessa e compatta la parte esterna dell'osso, mentre il canale midollare interno  si amplia maggiormente.
  4.  Fase senile: aumenta il fenomeno dell'erosione ossea che allarga e mina la compattezza e la solidità dell'osso: questo è il quadro dell'osteoporosi senile che, diradando e allargando l'intera trama del tessuto osseo, rende le ossa porose, leggere e fragili ovvero più soggette frattura.
Fattori di rischio
  •  Ridotto picco di massa ossea;
  •  sesso femminile;
  •  storia familiare di osteoporosi;
  •  magrezza;
  •  età avanzata;
  •  menopausa precoce o indotta chirurgicamente;
  • periodi di amenorrea;
  • anoressia nervosa;
  •  scarsa assunzione di calcio con la dieta;
  • uso di alcuni farmaci, quali i cortisonici e gli anticonvulsivanti;
  •  bassi livelli di testosterone nei maschi;
  •  stile di vita sedentario;
  •  fumo di sigaretta, abuso di alcol.
RIDOTTA MASSA OSSEA: Il picco di massa ossea rappresenta il valore di massima densità minerale ossea raggiunto in età giovane–adulta (circa 20-30 anni) e dipende da fattori sia genetici che ambientali.
SESSO FEMMINILE: soprattutto dopo la menopausa si manifesta uno squilibrio fra riassorbimento e formazione ossea. Questo processo è determinato principalmente dalla carenza di estrogeni che hanno di per sé un'azione protettiva nei confronti del tessuto osseo. L'entità del patrimonio osseo con cui la donna arriva alla menopausa risulta essenziale per la protezione nei confronti della perdita ossea post-menopausale. Quanto maggiore è la massa ossea raggiunta in età giovanile (picco osseo), tanto più la donna risulta protetta nei confronti della perdita ossea post-menopausale.
L'ECCESSIVA MAGREZZA può creare una situazione di rischio per l'osteoporosi perché il tessuto adiposo è in grado di produrre una certa quantità di estrogeni, ormoni che influenzano positivamente la salute dell'osso.
L'osteoporosi primitiva si verifica nella maggior parte dei casi nelle donne in post-menopausa e nei pazienti anziani. All'osteoporosi primitiva possono contribuire il naturale calo degli estrogeni nella donna, un calo sensibile degli androgeni negli uomini (andropausa), la diminuita assunzione di calcio, i bassi livelli di vitamina D e l'iperparatiroidismo secondario. L'osteoporosi senile si presenta, in genere, dopo i 65-70 anni di età, in entrambi i sessi (ma più frequentemente nelle donne). Anche il tessuto osseo, infatti, come qualsiasi altra componente del nostro corpo, è destinato ad invecchiare e, col passare degli anni, va incontro sia ad una progressiva riduzione quantitativa che ad uno scadimento qualitativo.
L'osteoporosi secondaria, invece, può derivare da altre condizioni mediche o dall'impiego protratto di alcuni farmaci osteopenizzanti, cioè in grado di contribuire alla perdita della massa ossea (es. corticosteroidi, anti-epilettici, immunosoppressori e ormoni tiroidei). Tra le patologie che possono favorire l'insorgenza dell'osteoporosi ci sono alcune malattie endocrine (come ad esempio il morbo di Cushing, l'ipertiroidismo e l'iperparatiroidismo, l'ipogonadismo, l'iperprolattinemia, il diabete mellito) e alcune malattie dell'apparato gastro-intestinale, come il malassorbimento, la celiachia, il morbo di Crohn e l'insufficienza renale cronica. Inoltre, l'osteoporosi può riscontrarsi in caso di immobilizzazione prolungata, deficit di calcio o vitamina D, malattie croniche ostruttive di bronchi e polmoni, mieloma multiplo, artrite reumatoide e alcune neoplasie maligne.
Il rischio di sviluppare la malattia è influenzato da prolungati periodi di sedentarietà, predisposizione genetica, magrezza eccessiva, abuso di alcolici e fumo di sigaretta. La riduzione della massa ossea può essere generalizzata e coinvolgere tutto lo scheletro oppure interessare solo alcuni segmenti ossei. L'osteoporosi interessa più frequentemente la colonna vertebrale, le ossa lunghe e il bacino; le fratture da fragilità si riscontrano soprattutto a carico delle vertebre, del femore, del polso e dell'omero.
Nonostante la progressiva riduzione della massa ossea, molti di coloro che sono affetti da osteoporosi non presentano segni o sintomi. Col passare del tempo, però, il tessuto osseo sempre più rigido e fragile rende lo scheletro incapace di sopportare le normali sollecitazioni. Pertanto, in molti casi, ci si accorge dell'osteoporosi solo a seguito di una frattura dell'anca, del femore, del polso o delle vertebre, causata da traumi minimi o inavvertiti.
I pazienti osteoporotici sviluppano spesso dolore osseo o muscolare, soprattutto a livello lombare. Inoltre, l'assottigliamento e la fragilità delle ossa predispongono all'incurvamento della colonna vertebrale. Molto comuni sono anche le fratture vertebrali da compressione, che possono anche passare pressoché inosservate.
L'osteoporosi viene diagnosticata attraverso esami diagnostici mirati, come la Mineralometria Ossea Computerizzata o MOC, che valuta la densità della massa ossea; questo esame, comunemente chiamato densitometria ossea, utilizza i raggi X per valutare lo stato di mineralizzazione delle ossa, quindi stabilisce il grado dell'osteoporosi o il rischio della sua comparsa.
Oltre alla densitometria ossea, la diagnosi dell'osteoporosi si avvale di altri esami strumentali. Il medico può valutare se sono presenti lesioni recenti o pregresse con un esame radiografico o con la morfometria della colonna vertebrale. Le analisi del sangue e delle urine permettono invece di valutare lo stato del metabolismo osseo, possono individuare possibili fattori causali e sono particolarmente utili quando c'è il sospetto di una forma di osteoporosi secondaria.
Prevenzione e terapia dell'osteoporosi comportano l'adozione di misure utili per rallentare il processo patologico e ridurre il rischio di incorrere in una frattura. Queste misure prevedono: integrazione di calcio e vitamina D, esercizi per aumentare la resistenza dell'osso e la forza muscolare e una terapia farmacologica per preservare la massa ossea (es. bifosfonati) o stimolare la formazione di nuovo tessuto osseo (es. raloxifene).
In presenza di una forma di osteoporosi secondaria, il trattamento deve essere volto al controllo e, dove possibile, all'eliminazione della causa sottostante.